Il valore dimenticato dei libri
Ogni volta che vado a visitare qualche città non riesco proprio a resistere alla tentazione di mettere piede in una biblioteca o in una libreria.
Soprattutto, quando si tratta di ambienti simili a quello de “La Bella e La Bestia”, dove si vedono scaffali altissimi e lunghissimi, con millemila libri colorati, posti su più piani, da poter raggiungere grazie ad antiche scale di legno.
Che buono il profumo dei libri cartacei, un misto di pagine ingiallite ed inchiostro, che riescono a portarmi lontano con i pensieri e la fantasia ancor prima di leggere. Ogni libro ha un’anima, custodita tra le sue righe, e ogni volta che ne sfoglio le pagine mi sento trasportata altrove. È quasi come se il mio spirito si unisse con la sinfonia data dalle parole perfettamente intonate delle parole, creando uno spettacolo armonico di musica e colori.
I libri sono da sempre un simbolo di conoscenza, di cultura e di crescita personale. Ogni volta che apro un libro, mi trovo a esplorare nuovi mondi, a entrare in contatto con idee che mai avrei immaginato, a conoscere persone, luoghi, epoche e pensieri che ampliano gli orizzonti della mia mente. La lettura mi arricchisce, mi fa riflettere e, talvolta, mi cambia… Oserei dire che mi migliora.
Se ripenso alla prima volta in cui ho tenuto tra le mani un libro, non riesco davvero a ricordarmelo: penso di esserci nata in mezzo. Infatti, da piccolina, avevo questa strana convinzione che anche dai libri potessero nascere i bambini…insomma, la carta viene fatta con gli alberi, che crescono da dei semi, che, come raccontava papà, veniva messo nella pancia delle mamme. Nella mia testa, si era, quindi, creato tale insolito ma originale pensiero, per cui dalle pagine non venissero solo alla luce dei personaggi immaginari e fantastici, ma anche noi esseri umani. E, ripensandoci adesso, devo dire che non sarebbe stato male nascere dai libri! Immagina se la nostra personalità fosse stata in qualche modo determinata dal genere letterario, e non dalla disposizione di astri, pianeti e costellazioni: che ne so, un uomo nato da un saggio me lo vedo alto e distinto, con un abito elegante e la cravatta nera e senza neanche un capello fuori posto; una donna nata da un fantasy potrebbe essere rossa e riccia di capelli, con le lentiggini, gonna lunga fino alle caviglie e sciarpa fatta all’uncinetto; da un romanzo storico potrebbe essere nato un professore con la chioma arruffata, camicia bianca, pantaloni beige a costa di velluto e degli occhiali spessi come fondi di bottiglia. E, poi, quanto sarebbe stato bello dire di essere figlia di Dante Alighieri? Nel senso: se fossimo nati dai libri, saremmo stati, al tempo stesso, figli degli autori che li hanno scritti. Gente che va in Comune, all’ufficio anagrafe, e si identifica come Mario Rossi Leopardi o Luisa Bianchi Verga.
Per via di tutte queste premesse, da settembre 2023 sono entrata a far parte di un gruppo di volontari che gestisce la biblioteca comunale di un piccolo paesino in provincia di Cremona.
Il mio rapporto con la biblioteca in qualità di istituzione sociale e culturale è sempre stata negli alti più alti della giostra: camminare tra tavoli di legno e scaffali mi dà un senso di enorme pace, mi permette di ascoltare la mia voce più interiore, di trovare quell’attimo di quiete dalla mia vita tanto frenetica e di essere più disposta anche ad accogliere il famoso prossimo.
C’è chi si sente un tutt’uno con il mondo grazie a della sana meditazione e chi, invece, come me, ritrova la serenità sfogliando le pagine di un buon libro e annusandone il loro profumo.
Però, è stato proprio grazie al mio trascorrere un po’ di tempo in biblioteca che mi sono resa conto che, in troppi comuni, le biblioteche vengono abbandonate o lasciate a loro stesse.
Certo, in una realtà così piccola come quella in cui ho fatto volontariato io, dove, purtroppo, sono capitate sere senza vedere anima viva entrare dalla porta, tante amministrazioni locali dichiarano di faticare a dividere equamente le finanze a disposizione e preferiscono trascurare tutto ciò che riguarda la cultura. Eppure, non servono grandi risorse per continuare a far vivere una biblioteca. Ovviamente, gli edifici devono essere mantenuti e curati, ma ciò che davvero conta è la funzione sociale e culturale che le biblioteche portano dentro di sé. È qui che la comunità può incontrarsi, crescere, imparare. È qui che le giovani generazioni possono scoprire il piacere della lettura, magari per la prima volta, e coltivare una passione che potrebbe accompagnarli per tutta la vita. È qui che ciascuno può aprire la propria mente, essere educato al rispetto, all’accoglienza e all’integrazione del diverso.
E, invece, accade che la biblioteca diventi quasi una “palla al piede”, un peso per le istituzioni che la devono gestire.
Le istituzioni potrebbero e dovrebbero fare molto di più: un primo passo sarebbe investire maggiormente in fondi destinati alla manutenzione degli spazi e all'acquisto di nuovi libri, senza trascurare il recupero e la conservazione di quelli più antichi. Inoltre, sarebbe fondamentale promuovere iniziative di sensibilizzazione per incentivare la frequentazione delle biblioteche, organizzando eventi culturali, laboratori per bambini e adulti, incontri con autori e progetti di lettura condivisa. Le biblioteche dovrebbero anche essere supportate nell’innovazione, integrando strumenti digitali e piattaforme online per renderle accessibili a tutti, anche a distanza. Infine, le amministrazioni dovrebbero coinvolgere attivamente scuole e associazioni locali, creando una rete culturale solida e dinamica che restituisca ai libri il loro giusto valore e renda questi spazi nuovamente vivi e centrali nella comunità.
Io stessa ho avuto la conferma qualche mese fa che tutte queste idee sarebbero rimaste nella mente solo mia e di poche altre persone, perché non si può fare molto con dei muri di gomma, poco propensi alla comunicazione, all’ascolto e al dialogo. È stato allora che ho preso la decisione non semplice di fare un passo indietro e togliermi dal gruppo dei volontari.
Una delle mie più grandi passioni ed interessi si stava trasformando in un incubo che mi stava solo procurando mal di stomaco. Per vivere la biblioteca è necessario che vi siano delle persone che la frequentino e serve, consequenzialmente, strutturare degli eventi che possano concretamente coinvolgere ogni fascia d’età. Tutto ciò, ovviamente, nella mia esperienza, è stato fatto solo fino ad un certo punto.
Allo stesso modo, per fare spazio a libri appena donati, ne sono stati scartati altri senza un criterio ben preciso: ne sono stati buttati alcuni perché considerati troppo vecchi, a prescindere dal valore dell’edizione e dalla sua antichità e preziosità; altri, invece, recentissimi, per il semplice fatto che non rispecchiassero i gusti letterari di chi si occupava dello smistamento.
Dato che lamentarsi non porta mai a nulla, ho colto questa mia faticata scelta per riflettere sull’argomento.
A mio parere, un popolo che non riconosce l’importanza della lettura e smette, di conseguenza, di leggere rischia di diventare un popolo privo di un proprio pensiero e di una propria identità, meno libero, meno critico, più vulnerabile. I libri permettono di approfondire e comprendere la complessità del mondo in cui viviamo, consentono di riflettere sull’oggi, grazie ad uno sguardo nel “ieri” e con l’obiettivo di creare un “domani” migliore.
L’importanza dei libri va ben oltre l’intrattenimento. Un libro può essere lo specchio di una società e di una cultura, uno strumento per interrogarsi, un ponte per entrare in empatia con chi ha vissuto esperienze diverse dalle nostre. I libri ci mettono in contatto con l’umanità nella sua interezza, ci fanno sentire parte di una storia che va oltre la nostra quotidianità.
Non è solo una questione di nostalgica difesa del passato. Le biblioteche possono essere centri di innovazione, luoghi dove le nuove tecnologie si incontrano con la tradizione, dove i cittadini possono accedere a risorse digitali, seguire corsi, partecipare a conferenze.
Inoltre, leggere libri è come intraprendere un viaggio su una nave che solca un oceano sconfinato. Ogni libro è una nuova rotta da esplorare, una mappa verso terre sconosciute e solitarie. La creatività si alza come il vento che gonfia le vele, spingendoci sempre più in là, oltre i limiti della nostra immaginazione. La curiosità diventa il timone, che ci guida attraverso mari sconosciuti, cristallini, ma spesso ostili. La fantasia è la nostra stella polare, che ci orienta verso orizzonti lontani, misteriosi e, al contempo, affascinanti. Ogni volta che leggiamo scopriamo nuovi mondi, sviluppiamo idee alternative, ampliamo i confini della nostra mente, proprio come una nave che esplora un oceano infinito.
Ma tutto questo sembra essere dimenticato in molte realtà locali, dove le priorità vanno in tutt’altra direzione.
Non riesco a comprendere come si possa preferire lasciare morire luoghi di tale valore, piuttosto che investirci e renderli un punto di forza per la comunità. Forse è perché non si vedono risultati immediati, perché la crescita culturale è lenta, silenziosa, ma i suoi effetti sono profondi e duraturi. Ed è proprio questo che rende le biblioteche scrigni tanto preziosi.
(Immagine di copertina: rappresentazione di fantasia di una biblioteca "magica", realizzata con l'IA)