Nostradamus e altri gufi: dieci catastrofi previste (e mai accadute) – pt. 1

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Nostradamus e altri gufi: dieci catastrofi previste (e mai accadute) – pt. 1

Fin dall’alba dei tempi, o almeno da quando l’uomo ha contezza della propria sciagurata natura, non c’è epoca che non abbia immaginato il peggio – e ci abbia creduto. È come se la sola consapevolezza di esistere portasse con sé un tarlo, un “leggerissimo dubbio” (cit.): la vita, così misteriosa e irripetibile, potrebbe svanire in un istante? Questo pensiero - per taluni inquietante, per altri seducente e per qualcuno persino salvifico - ha dato vita a miti, profezie e visioni di catastrofi, per i quali esiste una letteratura sterminata.

Le teorie apocalittiche hanno prosperato in ogni era e latitudine – dalla Mesopotamia alla società post-moderna – riflettendo paure e speranze, ma sempre intrecciandosi con filosofia, fede e scienza, influenzando psiche (e psicosi) collettive. La storia ci dice che non è mai stato solo un timore individuale, bensì un fenomeno di massa, che tocca ogni cultura, ogni religione e ogni angolo del mondo.

Apocalypse then and now: un po' di storia

Coloro che sono diventati famosi per aver inventato la ruota, pare si siano inventati anche il catastrofismo. Le prime tracce di queste profezie risalgono infatti ai Sumeri, che descrivevano la distruzione periodica dell’umanità come un volere divino. Da lì, il mito del diluvio universale attraversa le culture: dall’“Epopea di Gilgamesh” alla Bibbia e al Corano, la narrazione di punizione e rinnovamento diventa il refrain di un’umanità che sembra condannata, ma che non smette mai di sperare in una rinascita. Anche nell’antica Grecia, l’oracolo di Delfi e figure mitologiche come Tiresia anticipavano, con frasi tanto sibilline quanto vaghe, un futuro segnato da destini ineluttabili. I pellegrini si presentavano al cospetto dei sacerdoti con doni e offerte: un piccolo “incentivo” per ricevere, in cambio, un po’ di benevolenza da parte della divinità.
(Parafrasando il proverbio: “Se il divino ti vuoi ingraziare, un poco devi sborsare!”)

L'Oracolo, Biacca Camillo Miola (1880), via Wikimedia Commons

Poi, cambia il vento. Al politeismo subentrano le religioni monoteiste, e l’idea di un dio vendicatore restituisce una visione meno ciclica e più definitiva: una “resa dei conti” in cui l’Onnipotente ristabilisce giustizia e ordine. Nel cristianesimo, il giudizio finale descritto nell’Apocalisse di Giovanni delinea un mondo distrutto e ricreato da Dio. Similmente, nel giudaismo e nell’islam, le profezie narrano flagelli e sconvolgimenti che conducono alla "salvezza dei giusti". Ovunque, cicli cosmici di distruzione e rinascita, come quelli del calendario Maya, alimentano timori e speranze, come il famoso (e infondato) panico per il 2012.

Nel Medioevo, l’occultismo alimentava l’idea che il destino dell’umanità fosse segnato dalle tenebre. Carestie, guerre ed epidemie sembravano confermare le profezie apocalittiche, e in questo clima di angoscia mistici come Gioacchino da Fiore interpretarono la storia come un cammino verso una redenzione finale. Nostradamus, medico, astrologo e veggente del XVI secolo, divenne celebre per le sue Centurie, una raccolta di quartine enigmatiche che si ritiene predicessero eventi futuri. Nonostante le critiche per la loro ambiguità e il linguaggio criptico, le sue profezie alimentarono un senso di inquietudine collettiva e gli valsero grande fama, soprattutto nelle corti europee. E così, forse suo malgrado, la storia lo ha eletto come “profeta di sventura” per antonomasia.

Catastrofismo 2.0: nuove tecnologie, solite paure

Nell’età moderna, con la progressiva secolarizzazione della società, anche l’allarmismo si evolve. Il divino fa sempre meno paura, mentre cresce il sentimento che la minaccia possa provenire dall’Universo conosciuto, quando non dalla vera piaga planetaria: l’uomo stesso.

L’Ottocento temeva impatti cometari; il Novecento, tra Guerra Fredda e minaccia nucleare, immaginava estinzioni di massa. Più recentemente, profezie tecnologiche come il Millennium Bug, scenari di collasso ambientale o crisi sanitarie hanno aggiunto nuove ansie alla lista. Con un’aggravante: i moderni mezzi di comunicazione hanno accelerato enormemente la diffusione di queste idee. Dimentichiamoci i sermoni dei predicatori: oggi basta un tweet o un video virale per scatenare il panico su scala globale. Le apprensioni collettive si amplificano e, talvolta, diventano meme di sé stesse, com’è avvenuto per il 2012, i cambiamenti climatici o le teorie di QAnon. Un’autodissacrazione che sfuma i confini tra il vero, il farlocco e il verosimile: tutto allora diventa possibile, purché faccia hype.

Locandina del film post-apocalittico "Io sono leggenda", con W. Smith (2007) 

Nell’era della globalizzazione e dello spettacolo, l’apocalittismo è diventato anche intrattenimento: libri, film e serie TV attingono a piene mani da queste paure. Da 1984 di Orwell, alla saga di Mad Max - senza dimenticare le fortunatissime Black Mirror e The Walking Dead - gli scenari apocalittici continuano a essere il fulcro di un filone narrativo che sembra intramontabile. L’ultima e più dibattuta questione è legata al rischio dell’intelligenza artificiale, che secondo alcuni potrebbe svilupparsi in modo imprevedibile: sfuggendo al controllo dell’uomo, potrebbe ribellarsi al suo creatore, rendendolo schiavo. Hollywood ringrazia… E fattura.

Tutto è bene...

Tra le tante catastrofi annunciate, c’è però una buona notizia. Da Nostradamus ai Maya, ci hanno promesso la fine del mondo centinaia di volte; eppure, siamo ancora qui. Statistiche alla mano, moltissime profezie si sono rivelate infondate e, col senno di poi, perfino ridicole. Noi abbiamo selezionato alcune delle più emblematiche, che troverete di seguito, corredate dal contesto storico che le ha generate. Questo per ricordarci che l’umanità sopravvive sempre… Anche alle proprie paranoie.

#01 - Il Millennium Bug (Y2K) – Anno 2000

Un annuncio della catena di elettronica Best Buy per il "millennium bug"

Contesto storico - I più grandi (e i più nerd) se lo ricorderanno: negli anni '90 i computer utilizzavano solo due cifre per rappresentare l'anno (ad esempio, "99" per il 1999), e si temeva che, con l'arrivo dell'anno 2000, i sistemi informatici potessero interpretare "00" come 1900, portando a gravi malfunzionamenti nei dispositivi. La questione divenne un tema centrale nelle discussioni su tecnologia e sicurezza, poiché coinvolgeva i sistemi informatici governativi, bancari, di trasporto e sanitari.

Previsioni - Molti esperti e media temevano che il passaggio al 2000 avrebbe provocato un collasso globale dei sistemi informatici. Tra gli allarmi più noti ci fu quello di Peter de Jager, uno dei massimi esperti sul Y2K, che sollevò il problema già negli anni '90 e divenne una delle voci principali nel dibattito, sostenendo le tesi sui problemi tecnologici causati dal Millennium Bug. Non mancarono titoli sensazionalistici da parte dei mezzi di informazione, che causarono una certa agitazione, con qualcuno che addirittura accumulò scorte di cibo per fronteggiare un possibile disastro.

Cos'è successo? - Il rischio di una crisi globale causata da malfunzionamenti informatici fu affrontato con ingenti investimenti per aggiornare i sistemi, che includevano un attento monitoraggio delle infrastrutture critiche e un vasto programma di test e correzioni. Le previsioni di un disastro mondiale divennero così insistenti che molti paesi istituirono task force per prevenire i potenziali guasti. Tuttavia, non ci furono problemi gravi, e la transizione fu relativamente tranquilla. Nonostante il rischio teorico non fosse insussistente, la vicenda è rimasta nella memoria collettiva come un grosso falso allarme (anche grazie ai "cervelloni" che hanno fatto il loro dovere!). 

Fonti principali:
• Articoli di Peter de Jager sul Y2K; puoi approfondire qui.
• Articoli a tema su The Guardian
• Rapporti globali sul Millennium Bug

#02 - I cambiamenti climatici degli anni '70 e la nuova era glaciale

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Articolo di Newsweek del 1975, che propone uno scenario di raffreddamento climatico

Contesto storico - Se pensate che gli allarmi sul clima siano cosa recente, vi sbagliate! Nel periodo tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, i cambiamenti climatici divennero un tema di grande discussione tra scienziati e media. Gli esperti si concentravano principalmente su un fenomeno inaspettato: il raffreddamento globale. Diversi fattori, tra cui il crescente inquinamento atmosferico e l’aumento delle emissioni di particolato (polveri sottili) derivanti dall'industrializzazione, furono visti come potenziali responsabili del fenomeno.

Previsioni - Negli anni '70, scienziati come George Kukla e Wallace Broecker, due delle voci più influenti in climatologia, prevedevano qualcosa che, oggi, ci pare assurdo: un inesorabile raffreddamento globale. Le loro ricerche si basavano su rilevazioni e modelli che mostravano un effettivo calo delle temperature nel periodo tra gli anni '40 e '70. Negli Stati Uniti, la temperatura media durante gli anni '60 e '70 si stava abbassando di circa 0,2°C per decennio. Questo fenomeno, unito a stagioni particolarmente fredde, alimentò ulteriormente le previsioni catastrofiche. Gli scienziati suggerivano che se le tendenze di raffreddamento fossero continuate, la Terra sarebbe potuta entrare in una nuova era glaciale, con conseguenze devastanti per l'agricoltura e la vita umana.

Gli esperti considerarono il particolato atmosferico derivante dall'inquinamento, come il fumo e la fuliggine provenienti da fabbriche e veicoli, come un fattore chiave nel bloccare la luce solare e nel raffreddare la Terra. Inoltre, i cicli solari, la variabilità naturale e i modelli climatici sembravano dare ulteriore conferma di una diminuzione delle temperature.

Cos'è successo? - Ovviamente, la nuova glaciazione non è mai iniziata, e nessun Mammuth ha ripopolato le nostre lande. Al contrario, a partire dagli anni '80 si iniziò a osservare un aumento delle temperature medie globali, poi attribuito ai livelli di gas serra come il biossido di carbonio (CO₂). L'attenzione scientifica e mediatica si spostò quindi sul riscaldamento globale, tema ancora oggi di strettissima attualità. Almeno fino al prossimo contrordine.

Fonti principali:
• Articolo di Newsweek "The Cooling World" (1975)
• Articoli di George Kukla su climatologia e modelli di raffreddamento globale
• Ricerche di Wallace Broecker sulla climatologia e il raffreddamento globale
Studi sulle implicazioni del particolato atmosferico e del ruolo dell'inquinamento nell’abbassamento delle temperature globali

#03 - Previsioni sul telefono

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Un fotogramma tratto dal celebre spot con protagonista Massimo Lopez, 1993

Contesto storico - Alla fine del XIX secolo, l'invenzione del telefono (contesa tra l'americano Bell e l'italiano Meucci, ma questa è un'altra storia) suscitò grande entusiasmo, ma anche dubbi da parte di molti esperti. Si riteneva che la nuova tecnologia, che permetteva di trasmettere la voce a distanza, potesse generare rischi tecnici e legati alla privacy; inoltre, è noto lo scetticismo che la società dell'epoca mostrò riguardo all'impatto del telefono sulla vita quotidiana.

Previsioni - In questo clima di scetticismo, molti analisti e imprenditori dell'epoca furono piuttosto tiepidi nell'abbracciare il cambiamento, sostenendo che il futuro sarebbe stato appannaggio del telegrafo. Ad esempio, la Western Union, una delle principali compagnie di telegrafia, rifiutò di acquistare i diritti per il telefono di Bell, ritenendo che la tecnologia fosse ancora troppo rudimentale e inaffidabile. Qualcuno si spinse a dire: "Il telefono è interessante, ma non ha un futuro pratico". C'è chi era certo che una diffusione massiccia di quel mezzo avrebbe comportato un disastroso sovraccarico delle comunicazioni. Sir William Preece, ingegnere britannico, nel 1879 rincarò la dose: "Gli americani hanno bisogno del telefono, noi no. Abbiamo un'abbondanza di messaggeri, di ragazzi per le commissioni, di campanelli, e di simili dispositivi".

Cos'è successo? - "Una telefonata allunga la vita": così recitava un famoso spot vintage della più grande azienda telefonica italiana. Non abbiamo le prove che questo sia vero, ma per certo sappiamo che il telefono ha accorciato le distanze tra le persone. Contrariamente alle previsioni di molti esperti, il telefono è senza dubbio una delle invenzioni più influenti della storia, grazie al suo impatto sul progresso della società e sulla cultura di massa. A oggi non sono note tragedie planetarie causate dall'uso del dispositivo (fatta eccezione per qualche bolletta "astronomica" arrivata ai tempi degli "scatti alla risposta" e delle chiamate interurbane). 

(Nel prossimo articolo, in uscita a febbraio, le altre 7 catastrofi e la conclusione...)

(Immagine di copertina: "I quattro cavalieri dell’Apocalisse" (1581-1582), Jacopo Palma il Giovane)

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