Se mi ami non salvarmi!
Qualche settimana fa mi sono concessa due ore solo per me stessa. Non ho fatto nulla di particolare, non mi sono nemmeno allontanata troppo da casa che è in assoluto il mio posto preferito: il mio rifugio. Ho visto un’amica e abbiamo preso un banale caffè, banale fino a quando lei, con gli occhi lucidi, mi guarda e dice “mi sono innamorata di lui e mi ha salvata”. La mia espressione deve avere sicuramente tradito ciò che pensavo, perché lei ha repentinamente cambiato argomento e siamo tornate a bere il nostro banalissimo caffè. Tornata a casa però quelle parole mi hanno realmente tormentata. Mi sono interrogata e ho messo sotto esame buona parte della mia vita. Non ho mai creduto nella salvezza, non ho mai dato troppa importanza alla fortuna e nemmeno al destino. Mi sono sempre mossa in punta di piedi e con diffidenza, verso gli altri ma anche verso me stessa. Perché non ho mai incontrato nessuno che mi abbia fatto pensare di essere stata salvata? È colpa di come sono fatta? La gente intorno a me si costruisce, e ricostruisce, la vita con decisione e velocità e invece io rimango vittima della mia stessa lentezza. Come era riuscita la mia amica, in pochissimi mesi, a lasciare il proprio compagno, innamorarsi di un altro uomo, sognare un figlio e addirittura farsi salvare? Come aveva fatto a digerire tutte quelle emozioni? Come era riuscita a non lasciarsi sbranare dalla vita?
[Me lo chiedevo mentre prendevo un altro caffè, amaro.]
Nello stesso identico tempo in cui lei aveva riscoperto una nuova sé stessa io ero rimasta ferma. Immobile. Le cose intorno a me erano cambiate ma io ero rimasta ancorata alla mia routine con forza e determinazione.
[Il caffè mi sembrava più amaro del solito quella mattina.]
Dove avevo sbagliato? Forse è colpa della mia spietata cautela. Non permetto a nessuno di avvicinarsi troppo al perimetro emotivo che mi sono faticosamente costruita. Come posso sperare che qualcuno mi salvi? Ma soprattutto… Che possibilità ha di durare un amore nato con quei presupposti? È davvero la -salvezza- il requisito necessario per far funzionare una relazione? Probabilmente la colpa risiede nel modo in cui siamo stati cresciuti, tutti indistintamente. Agli uomini è stato imposto il ruolo di maschio alfa, quello che non deve chiedere mai, che non può piangere in pubblico e, preferibilmente, nemmeno in privato. Le loro spalle devono essere forti e possenti, le loro idee chiare e mirate al raggiungimento di un obiettivo. Gli uomini non possono cedere, tentennare, esitare e ovviamente non possono sbagliare. Devono muoversi come fanno i cacciatori nei boschi, puntare la preda e poi scoccare la loro freccia. In questo quadro triste, e riduttivo, le donne hanno il compito di interpretare meglio che possono il ruolo di “principesse da salvare”. A parti invertite le cose non cambiano, spesso le donne hanno lo spirito della crocerossina e si imbarcano in relazioni disfunzionali che sono destinate a finire nel peggiore dei modi. Forse dovremmo rinunciare, tutti, a slegarci dai ruoli che ci vengono imposti. Scendiamo dalla torre inaccessibile dentro cui ci siamo barricati, tagliamo la chioma a cui il principe (o la principessa) potrebbe aggrapparsi. Non esiste salvezza nell’altro: questa è la conclusione a cui sono arrivata dopo due caffè amari e dopo aver riflettuto sulle parole, deliranti e malinconiche, della mia amica. Sì, era malinconia quella si celava dietro i suoi occhi.
Gli amori che mi piacciono, e che forse hanno una chance di resistere al tempo, sono quelli nati dal conflitto, dallo scontro e dalla passione che non si riesce a tenere a bada. L’amore non può essere un salvagente e non deve essere un porto sicuro. Cosa potrebbero mai raccontarsi un uomo e una donna che si sono salvati a vicenda? La redenzione è noiosa. Le rassicurazioni sono noiose.
Una leggenda cinese racconta di due amanti che non riescono mai ad unirsi. Si rincorrono eternamente senza incontrarsi mai. Le loro velocità non coincidono e tutto ciò che riescono a fare è sfiorarsi all’alba e al tramonto. Quegli amanti sono il Giorno e la Notte. Ma ve lo immaginate se a -Giorno- improvvisamente venisse la fantasia di voler salvare -Notte-? Il mondo così come lo conosciamo non esisterebbe più. Ecco… Proviamo, seppure con difficoltà, a mantenere intatta la nostra identità. Innamoriamoci, facciamo l’amore, tocchiamoci ma senza la pretesa, inutile e deleteria, di voler salvare l’altro. Salviamoci da soli se è necessario. E se l’alba e il tramonto non dovessero bastare ricordiamoci che esiste sempre l’Eclissi.
(Fonte immagine di copertina: Pinterest)