Grandi foto della storia – n. 3
I fatti del passato catturati dall'occhio dei fotografi
Durante questo terzo appuntamento, vi presentiamo le quattro nuove "tappe" di questo viaggio tra frammenti di storia più o meno lontana, narrata da immagini non sempre note al "grande pubblico", ma rappresentative di luoghi, attimi, ere o epoche che cambiano. Ogni fotografia è accompagnata da aneddoti o curiosità, in modo da poter cogliere appieno il valore - non solo estetico/artistico, ma anche simbolico - delle opere selezionate e sottolineare il carattere divulgativo e "didattico" di questa rubrica. Un tributo alla bellezza e alla potenza comunicativa di voci fotografiche "senza tempo", e per questo eterne. Uno spazio, per la prima volta, corale, in quanto popolato dalle proposte di quattro diverse penne, tra le quali una new entry del PoeBlog. Buona visione e buona lettura!
Le quattro proposte di oggi:
#09 - The kiss of life
È il 1967 e per il reporter Rocco Morabito è una normalissima giornata di lavoro. Sta tornando in redazione per scrivere il proprio reportage riguardo ad una protesta di strada, quando sente qualcuno gridare “dal cielo”; alza gli occhi e vede due uomini baciarsi. Subito scatta una foto che gli consentirà di vincere il Premio Pulitzer l’anno successivo.
L’immagine fa sin da subito il giro del mondo e scoppia lo scandalo: si pensa ad un bacio omosessuale precursore dei tempi, ma la realtà si scoprì essere totalmente diversa.
L’elettricista J.D. Thompson e il suo apprendista Randall G. Champion stavano eseguendo dei lavori dei comuni controlli ai pali della linea elettrica lungo la West 26th Street. Per errore Randall sfiora una delle linee a bassa tensione al vertice del palo e viene attraversato da una scarica di 4.160 volt. Per sua fortuna, la cintura gli impedisce di essere sbalzato e cadere. Il caso vuole che in quel momento Morabito assista a tutta la scena, chiami l’ambulanza attraverso la radio della sua auto e si precipiti fuori per catturare quel momento. Si rende conto dell’effettiva gravità della situazione quando vede Thompson correre verso il palo della luce, arrampicarsi e raggiungere Randall per fargli la respirazione bocca a bocca. L’uomo prosegue nella manovra di salvataggio finché non vede il collega tornare a respirare e a vivere; a quel punto se lo carica sulle spalle e lo porta a terra, dove poco dopo arrivano i soccorsi.
“Ho sentito urlare, ho alzato gli occhi e ho visto questo uomo a penzoloni. Dio mio. Non sapevo cosa fare. Ho scattato una foto veloce. Sono andato alla mia macchina e ho chiamato un’ambulanza. Sono tornato e Thompson faceva la respirazione a Randall. Ho fatto marcia indietro, ero lontano, una casa mi impedì di andare oltre. Ho scattato un’altra foto. Poi ho sentito gridare Thompson: Sta respirando!” (Rocco Morabito)
(Contributo di Camilla Vaiani - Foto credits: Wikimedia Commons)
#10 - Lo scatto del Vichingo
Un anonimo e desertico paesaggio lunare, anzi... marziano: è questa la cartolina che la sonda Viking II ha inviato al pianeta Terra dal suo viaggio su Marte, il 5 settembre del 1976.
La sua rilevanza - come potrebbe evincere anche l'occhio meno esperto di fotografia - è più storico/scientifica che artistica: si tratta infatti della prima immagine a colori di sempre ad esserci pervenuta dalla superficie del nostro "vicino".
Atterrato due giorni prima su Utopia Planitia, una zona pianeggiante e uniforme del pianeta rosso, il lander iniziò ben presto a scattare foto ravvicinate della superficie marziana, oltre che a effettuare preziose analisi sulla composizione del pianeta e sulla sua storia. Queste, se da una parte rappresentarono un'importante risorsa di studio, dall'altra lasciarono delusi gli appassionati di fantascienza di tutto il mondo, poiché la ricerca di tracce di vita non diede i risultati sperati: la superficie di Marte appariva come un arido deserto roccioso, privo di quei marziani di cui, per secoli, gli esseri umani avevano fantasticato.
Viking II rimase in attività per 1.316 giorni, fino all’11 aprile 1980, quando gli si scaricarono le batterie. Il suo orbiter, invece, continuò ad operare fino al 25 luglio del 1978, completando ben 706 orbite.
#11 - “nessuno vede più scarpe di un cane"
Elliott Erwitt è un “comico mancato” che attraversa la vita in compagnia della sua amata Leika. Unico fotografo di fama mondiale vivente è ricordato per i suoi ritratti di personaggi famosi ma rimane nel cuore dei più [romantici] per il suo stile inconfondibile che nasce da una genuina curiosità per le piccole cose e le storie di vita semplice e familiare, spesso intrise di un’acuta ironia sempre giocosa e mai sprezzante. È il caso di questo “divertissement” fotografico in cui, con la complicità dei suoi soggetti preferiti, ci presenta uno spaccato di vita quotidiana newyorkese. Per Erwitt i cani sono creature buffe dotate di qualità umane e un certo fascino antropomorfo: una sorta di metafora fotografica della condizione umana dei loro padroni. E poi sono ovunque e quindi facilissimi da ritrarre (Erwitt era solito abbaiare per cogliere di sorpresa la loro “faccia”). La foto è un capolavoro in cui tutto sembra casuale. In realtà i soggetti fermi, la suddivisione degli spazi e la prospettiva sono costruiti con la massima cura. Gli occhi strabici del cagnolino catturano immediatamente l’attenzione e altrettanto immediatamente fa scattare un moto di tenerezza misto a ilarità. Il fotografo si è abbassato al suo punto di vista entrando nel suo mondo, dove le gambe della donna e quelle del suo amico cagnolone sembrano veramente gigantesche! Curiosità: la foto, oltre ad essere stata inserita nel suo primo libro sui cani (Son of Bitch), apparve sulla copertina di un inserto del NY Times dedicato alle calzature: niente di più appropriato dato che “nessuno vede più scarpe di un cane” (cit. E.Erwitt).
(Contributo di Zebra a Pois - Photo credits: Elliott Erwitt)
#12 - Pionieri dell'immagine
Per capire la rilevanza simbolica di questa immagine è necessario ricordare che c'è stata un'epoca in cui per sviluppare le foto bisognava rispedire alla casa madre sia la macchina che la pellicola, dopodiché dopo qualche giorno si riceveva indietro sia l'apparecchio che le stampe. Grazie ai fratelli Lumière - celebri per l'invenzione del cinematografo, non tutti sanno che furono figli d'arte di un fotografo - nel 1900 nasce anche la prima pellicola a colori: un'importante tappa del lungo cammino che ha segnato la storia della fotografia. Un processo fatto di evoluzioni tecnologiche capaci di creare fotocamere reflex, analogiche, compatte, mirrorless... Resta a noi dare sfogo alla fantasia e, grazie allo smartphone che è sempre nelle nostre tasche, ora siamo capaci di fare velocemente centinaia di scatti, quando una volta ci facevamo bastare 24 scatti - e tutti ben ponderati - della nostra vacanza.
Proprio come l'immagine qui rappresentata, che nonostante le scritte in francese può essere fruita da chiunque, ogni fotografia parla tutte le lingue del mondo: l'immagine che la rappresenta non ha necessità di traduzioni, e quello che racchiude può contenere un tesoro per noi che la osserviamo.
Contributo di Giuliana Papa - Photo credits: RSI.ch)