Arte e scienza: un insolito rendez-vous
Notti insonni e appuntamenti al buio
Gli uomini, com’è noto, tendono ad antropomorfizzare tutto ciò che fa parte del loro mondo, sia che si tratti di esseri animati o di costrutti fantasiosi. Questo inganno, ho scoperto, può colpire anche le menti più acute, come la mia. È accaduto al termine di una nottata generosa di idee ma avara di sonno, mentre ragionavo sui “massimi sistemi”. Lì ho avuto… una visione. Prima che facciate strane congetture, vi assicuro che ero completamente sobrio e fuori dagli effetti di sostanze psicotrope. Mi è bastato chiudere gli occhi e lasciare che l’immaginazione prendesse il sopravvento: è allora che due figure femminili, Arte e Scienza, si sono palesate davanti a me.
Le ho viste sedute al tavolo di un ristorante di alta classe, chiaramente al loro primo appuntamento. Arte, dal fisico scolpito e con una mise variopinta e appariscente, catturava l'attenzione e gli sguardi dei presenti. Si crogiolava tra i cuscini di velluto, discutendo animatamente sull’armocromia1 degli arredi e criticando la disposizione dei piatti sul tavolo. Scienza, dall'aria distinta e senza tempo, sfoggiava un completo acquistato chissà quando ai saldi; Il suo volto, senza un filo di trucco, rivelava uno sguardo dalla curiosità arcigna, pronto a scandagliare ogni atto e parola dell'altra, quasi come a ricercare la formula segreta dell'alchimia.
1 Armocromia: neologismo usato nell'industria cosmetica e della moda per descrivere un metodo per determinare i colori dell'abbigliamento e del trucco che si armonizzano con la carnagione della pelle, il colore degli occhi e il colore dei capelli di una persona; in questo caso è usato in modo più estensivo come riferimento alla "piacevolezza" degli abbinamenti cromatici.
Le sentivo discorrere: era evidente come la loquacità di Arte monopolizzasse la conversazione. Scienza, dal canto suo, sembrava ben disposta a lasciarla sfogare. D’altronde, lei alle parole aveva sempre preferito i fatti; semmai, di tanto in tanto si divertiva a punzecchiare l’interlocutrice con domande indagatrici, puntuali e mai banali.
La serata proseguiva, mettendo in luce tutte le loro divergenze caratteriali ma, inaspettatamente, rivelando anche dei lati comuni: entrambe condividevano un irrefrenabile bisogno di creare e una malcelata ambizione di migliorare il mondo. Una scintilla si era accesa nei loro occhi, e persino la severa espressione di Scienza si faceva via via più dolce.
A tarda ora, mentre si alzavano dal tavolo, arrivò il conto. Arte, convinta di aver deliziato la serata con il proprio charme, si aspettava che fosse Scienza a offrire la cena. Scienza, calcolatrice alla mano, riteneva più giusto fare alla romana. Alla fine, Arte - che non era attaccata al vile denaro – pagò per entrambe: l’impasse era scongiurata.
Decisi di “pedinarle” all’uscita dal locale e le vidi dirigersi furtivamente verso una strada laterale poco illuminata. Un timido scambio di sorrisi, poi un audace incrocio di labbra. I loro occhi socchiusi illuminavano il vicolo con il bagliore della trasgressione. La loro relazione clandestina era sbocciata così, nel buio della notte: un'avventura segreta, alimentata dalla passione repressa. Nonostante il rischio, avrebbero continuato a incontrarsi in luoghi appartati, custodendo gelosamente il loro amore "proibito". Un'opera d'arte nascosta al mondo, che mai avrebbe compreso. Una storia finora mai raccontata, ma comunque vissuta appieno.
Questa esperienza “mistica” mi ha aperto gli occhi sulla curiosa connessione tra due discipline in apparenza così divergenti, spingendomi a esplorare l'intrigo di questa liaison sui generis. Un'indagine che ho deciso di condividere con voi.
Caos creativo e rigore logico: cenni storici
Il legame di cui avete letto pocanzi - com’è ovvio - non è una mia invenzione, ma affonda le sue radici nella storia. Già nel XV secolo, Leonardo da Vinci aveva intuito che per raffigurare al meglio la bellezza e l’armonia del corpo umano era indispensabile conoscerne l’anatomia. Inizialmente praticò i suoi studi sugli animali, fino a quando, nel 1507, non ottenne l’autorizzazione di effettuare autopsie sui cadaveri. Leonardo stesso ci racconta di quel suo esordio come anatomista:
«E questo vecchio, di poche ore innanzi la sua morte, mi disse lui passare cento anni e che non si sentiva alcun mancamento nella persona, altro che debolezza. E così, standosi a sedere sopra uno letto nello spedale di Santa Maria Nova di Firenze, senza altro movimento o segno d’alcuno accidente, passò di questa vita. E io ne feci notomia, per vedere la causa di sì dolce morte».
Disegni anatomici di Leonardo da Vinci, fine XV sec., inizio XVI sec. © Shutterstock
Le analisi effettuate sui corpi permisero al genio di raccogliere una notevole quantità di dati sulla morfologia e il funzionamento degli organi interni, raffigurati poi nei suoi famosi schizzi e appunti. I suoi disegni dettagliati del corpo, come il celebre "Uomo Vitruviano", rappresentano tutt’oggi la fusione perfetta tra la bellezza artistica e la precisione scientifica. Oltre a ciò, Leonardo è stato un fervente studioso di idraulica, di botanica e di ingegneria (ma quante cose bollivano nel suo pentolone!?), sfatando così il mito dell’artista con la testa tra le nuvole: l’arte, per lui, era prima di tutto approfondimento, ricerca e sperimentazione.
Un altro esempio di “artista-ingegnere” è quello di Johannes Vermeer, pittore olandese del XVII secolo noto per essere il “papà” della "Ragazza con l'orecchino di perla". Le sue opere sono celebri per la loro straordinaria precisione “fotografica” (ove alcuni particolari sono a fuoco e altri no - un tipico effetto riscontrabile nella fotografia moderna), nonché per l'uso magistrale della luce. Gli studiosi sostengono che Vermeer, insieme ad altri pittori (tra cui il Canaletto), facesse uso di una "camera oscura": un dispositivo ottico che gli avrebbe permesso di ottenere risultati più realistici e di risparmiare tempo nel processo di preparazione delle opere. Astuto, vero?
1. Johannes Vermeer, Ragazza col turbante, 1665; 2. Johannes Vermeer, Veduta di Delft, 1660-61; 3. Johannes Vermeer, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, 1657; 4. Canaletto, Piazza San Marco verso la Basilica, 1657
Procedendo spedito, ricordo come nel corso del XIX e XX secolo i creativi abbiano subito le influenze di una tecnologia in rapida evoluzione. Mentre fotografia e cinema emergevano come forme d'arte autentiche, nei musei i videotape prendevano progressivamente il posto dei dipinti tradizionali. Gli artisti iniziarono a utilizzare materiali ultratecnologici, assumendo un ruolo sempre più simile a quello di “ingegneri del design” (in merito, trovate un interessante approfondimento a cura della Tate Gallery di Londra qui). Questo cambiamento dimostra come l'arte rifletta sempre l'epoca in cui si sviluppa e non può ignorare il progresso scientifico e tecnologico che avanza parallelamente.
L’Artista-Scienziato di oggi e le creazioni Ibride
Oggigiorno sono molti gli artisti-scienziati che portano avanti più o meno “fedelmente” la tradizione di Leonardo – almeno in senso metaforico o estensivo.
“Apocalypse now” (cit.)
Basti pensare ai lavori dell'artista e naturalista Alexis Rockman, noto per i suoi dipinti cupamente apocalittici. Il suo mondo “fantasy” è popolato da bizzarre creature geneticamente modificate e segnato da ambienti pesantemente contaminati: un monito sulla crescente influenza dell’uomo e della sua tecnologia sulla natura. Tra le tante sue opere, vi segnalo "Evolution", in cui Rockman ha rappresentato un mondo “putrido” fatto di pseudo-uccelli preistorici dalle ali bucate, serpenti con due teste e rane che hanno sviluppato braccia alate e “Hoarfrost”, dove una coltre di ghiaccio fa da spartiacque tra il mondo degli umani e quello di spaventose creature marine. Per approfondire la sua visione, provate a dare un’occhiata alla pagina web dell’artista.
1. Alexis Rockman - Evolution (dettaglio) ; 2. Alexis Rockman, Hoarfrost, 2014
Conigli fosforescenti
Se trovate le opere di Rockman vagamente cringe, evidentemente non conoscete l’artista e scrittore Eduardo Kac. Fattosi strada inizialmente come “pioniere della Holopoetry e della Telepresence Art”, negli anni ’90 Kac si dedica alle arti connesse alle reti digitali e alle tecniche di ingegneria genetica. Risale al 2000 la sua "realizzazione" più famosa: un coniglio albino clonato che, se esposto a una luce particolare, diviene fluorescente e risplende di verde. “Alba" (o GFP Bunny) è stato creato mediante una mutazione sintetica del gene GFP, responsabile della fluorescenza della medusa Aequorea Victoria. La simpatica coniglietta fosforescente costituisce uno dei primi esempi di arte transgenica, ovvero la “creazione di un essere vivente organico complesso, totalmente artificiale, a scopi artistici" (P. L. Capucci), e non sorprende che sia diventata un'icona tra gli appassionati del genere (fantascienza o horror? A voi la scelta - N.d.R.).
I personaggi come Kac, con la loro visione, investono i campi della morale, della religione, del diritto e della cultura, sfidando le nostre percezioni di ciò che è naturale, giusto, auspicabile. Un dibattito tuttora aperto, ben lontano dal mettere d’accordo visioni così antitetiche sugli sviluppi della manipolazione genetica e, più in generale, sull’evoluzione della nostra specie.
A.I., ahi ahi ahi!
Un altro aspetto che meriterebbe una digressione a sé (e forse sarà oggetto di un futuro post) è l’utilizzo massivo dell’Intelligenza Artificiale per la produzione di immagini stock. Il giochetto è semplice: l’utente fornisce una breve descrizione del risultato atteso e il programma restituisce un’immagine creata ad hoc - più o meno riuscita e più o meno fedele alle aspettative. I cervelloni del settore mi hanno spiegato che trattasi non di “vera” creatività, bensì di una rielaborazione di dati e immagini già presenti nei database di questi servizi. In sostanza: l’evoluzione supertecnologica del collage. Si scherza, ma la realtà è che uno strumento così potente potrebbe, in un futuro nemmeno troppo lontano, rendere obsolete intere professioni creative. Penso ai fotografi, ai grafici e agli illustratori - ma anche ai musicisti, ai videomaker e agli scrittori di post per i blog (sigh!).
Un punto di svolta epocale, un game-changer paragonabile alla diffusione della fotografia, che, come sappiamo, provocò nel campo della pittura un terremoto tale da costringerla a una rapida evoluzione, pena l’estinzione.
Le piattaforme online che offrono servizi di questo tipo si stanno moltiplicando; la più famosa rimane Midjourney, che i più curiosi possono testare qui.
[Fun fact: utilizzando un tool basato sull’AI mi sono “divertito” (sottolineo l’eufemismo) a creare due immagini che ho poi inserito all’inizio dell’articolo. D’altronde, quale post migliore di questo per cimentarsi con un po’ di artecnologia? Il risultato giudicatelo voi…]
Anche gli scienziati pensano a colori
Se pensate che solo gli artisti detengano il copyright sulla creatività, preparatevi a essere smentiti da alcuni scienziati particolarmente visionari. Immaginate un astrofisico che si ispira alle onde gravitazionali per creare un'installazione sonora o ingegneri e geologi che si uniscono ad artisti per dar vita a sculture cinetiche ispirate alle correnti oceaniche. E che mi dite di un biologo che dipinge quadri astratti basati sul comportamento dei microrganismi?
Batteri col diploma d’arte
È proprio questo il caso del fisico e biologo israeliano Eshel Ben-Jacob, pioniere nello studio dell'intelligenza dei batteri e dei loro comportamenti sociali. Non soddisfatto di analizzare questi esserini, lo scienziato ha pensato bene di creare opere d'arte basate sui modelli di crescita delle loro colonie: “dipinti microbici”, i cui colori e sfumature sono aggiunte artistiche, ma che di base raffigurano decine di miliardi di veri microrganismi. Lavori che mostrano l'incredibile bellezza della complessità biologica e sfidano la nostra comprensione della vita a livello cellulare. L'arte di Ben-Jacob è un inno all'interconnessione tra l'arte e la scienza, un'indagine sulle magnifiche geometrie che la natura custodisce nelle sue profondità.
La bellezza dei numeri atomici
Un altro esempio moderno di “ibrido scienzartista” - passatemi il neologismo - è il matematico e chimico Theodore Gray. Egli deve aver trovato la classica tavola periodica troppo noiosa, dal momento che ha deciso di idearne versioni alternative illustrate. Nate dalla collaborazione con il fotografo Nick Mann, “The Elements: A Visual Exploration of Every Known Atom in the Universe” e “Elements Vault” sono la testimonianza che anche elementi come il ferro o il neon possono suscitare meraviglia e sprigionare bellezza. Oltre a queste opere, che Gray ha venduto come poster, esiste una risorsa online “definitiva”, creata dallo stesso scienziato e accessibile liberamente a studenti, insegnanti e scienziati, oltre che a ogni appassionato di chimica. Siete avvisati: da oggi non avrete più scuse per confondere Polonio e Plutonio!
Spazi infiniti, spazi creativi
Al termine di questa nostra pièce che ha narrato di un amore insolito – e non privo di lati oscuri – abbiamo imparato che Arte e Scienza, in apparenza due stelle che calcano palcoscenici diversi, sono in realtà personaggi che recitano un copione comune.
La prossima volta che vi immergerete in un quadro astratto o esplorerete un intricato esperimento scientifico, tenete a mente che potrebbero essere i fili invisibili che collegano quei due mondi a ispirarvi: una magia che alberga nella forza magnetica che unisce il pennello e il microscopio. Ho sempre considerato la scienza come una disciplina per menti creative e ammirato la sistematica perfezione a cui tende l’arte. Ora, finalmente, lo spettacolo di queste due “primedonne” mi ha confermato che non mi sbagliavo.
(Foto di copertina: Immagine creata con l'IA di pexels.com)